giovedì 6 giugno 2013

AUTISMO E MASS MEDIA

Raramente la stampa e le televisioni si occupano di autismo e quando lo fanno è per presentare casi di autistici “geniali”. L’autismo è talmente sconosciuto ai più, che mentre scrivo perfino il correttore ortografico del programma di videoscrittura mi sottolinea in rosso la parola e mi suggerisce “artistico”!
Non capita mai che l’autismo venga presentato al grande pubblico nel suo volto più comune. Credo dipenda dal fatto che il grande pubblico è stato abituato a nutrirsi di gossip e ottimismo ed è questo che si aspetta dai mass media. La verità nuda e cruda, le difficoltà delle famiglie, la scarsità dei servizi di abilitazione per il raggiungimento delle autonomie personali, la mancanza o insufficienza dei Centri Diurni per autistici adulti e di Centri Residenziali che possano sostituire la famiglia quando questa non ci sarà più, sono tutte cose che vengono accuratamente occultate. In fondo, anche quando si diventa adulti e perfino anziani, si preferisce continuare a credere ancora alle fiabe a lieto fine dove c’è sempre un Eroico Cavaliere coraggioso che sconfigge il Mostro cattivo o il Principe Azzurro che risveglia con un bacio la Bella Addormentata. Perciò, le rare volte in cui la televisione si occupa di autismo, vediamo Eroici Genitori sorridenti (e spesso molto benestanti) accompagnati da figli altrettanto sorridenti e tranquilli. Autistici che a volte compongono versi e scrivono frasi profonde al computer, a volte scalano montagne. Qualcuno addirittura candidato al Nobel!
E allora è inevitabile per un genitore, la cui vita è sconvolta giorno e notte dall’autismo non speciale del proprio figlio, chiedersi: se quei ragazzi sono autistici, mio figlio che disturbo ha?
Perché nella “normalità” dell’autismo c’è il rifiuto ostinato di ciò che esula dai rituali, ci sono i disturbi del sonno, la quasi totale mancanza di autonomia personale e molto altro ancora.
Nell’autismo che conosco io, il computer non viene usato per comunicare profonde riflessioni filosofiche, ma per cercare filmati pubblicitari o di canzoni da ascoltare e riascoltare all’infinito.
Nell’autismo che conosco io ci sono crisi di auto-aggressività, paure immotivate, incapacità di riconoscere il pericolo. C’è la frustrazione che mi provoca il rifiuto, da parte di mio figlio, di qualunque proposta di interazione, di qualunque proposta di attività condivisa che farebbe la gioia di un ragazzo non autistico. Certo, ci sono anche momenti di condivisione, sorrisi improvvisi e slanci affettivi. Ma si tratta di sprazzi di luce nel buio usuale, nel buio della solitudine e dell’ansia per il futuro, quando guardo mio figlio perso nel suo mondo e mi chiedo che ne sarà di lui.
Ecco, mi piacerebbe che i giornalisti della TV e della carta stampata si occupassero anche di questo autismo e non solo di quel caso, su milioni di autistici, “candidato al Nobel”.
Vorrei che qualche volta si parlasse e si scrivesse di autismo “vero” e non romanzato, colorato di rosa, miracolistico. Ma credo che non accadrà mai.
Perché al lettore ed al teleutente medio, che si interessa della nuova gravidanza della diva o della principessa di turno, una storia senza l’Eroico Cavaliere che sconfigge il Mostro cattivo, potrebbe turbare i “Sogni d’oro”.
Di solito, dentro ogni adulto, si nasconde un bambino. Tranne in quegli adulti costretti ad affrontare una dura realtà quotidiana e che per questo hanno dovuto liberarsi di quel bambino e guardare in faccia la realtà nuda e cruda, senza filtri, occhiali rosa e lieto fine.
Tranne per quegli adulti la cui storia non finisce con: “… E vissero felici e contenti”.
 Giovanna P. - 6 giugno 2013